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in numero di tremila, retrocessero a un tratto fino ad Ossana, per causa della voce sparsa ad arte da Baldassare di Clesio, fratello del vescovo, che il capitano imperiale Corradino coi suoi pedoni spagnuoli si avvanzava a gran passi dal Tonale per sottomettere e dare il guasto alle valli di Annone e di Sole.

Dissipato in tal guisa l’esercito dei ribelli, il due di settembre i villani deposero le armi. Li 4 chiesero il perdono dei loro eccessi al vescovo Bernardo e ai suoi commissarii, i conti Gerardo d’Arco e Lodovico di Lodrone; che fu a loro benignamente accordato, eccettuati i capi, e colla riserva dei danni a favore del Vescovato e degli abitanti della città di Trento. Ai quattro dunque e ai sei del detto mese, sulla piazza vaccina, oggi detta Fiera, fuori della porta veronese, e nel prato presso la Badia di S. Lorenzo di là dall’Adige, prestarono tutti il giuramento di fedeltà al vescovo e principe, dando ogni pieve tre uomini in ostaggio per la osservanza.

Ripigliando i dettagli di questa pericolosa insurrezione negli altri luoghi, diremo che il 1.° settembre era pervenuta relazione al vescovo, che quelli di Tajo e delle pievi vicine erano stati fino alla Rocchetta, e vedendo di non poter nulla effettuare, avean presa la strada verso il distrutto castello della Visione, ove pernottarono. Alle ore ventidue del giorno in cui scrive l’anonimo, aveano i ribelli piegato a torme verso Vermiglio, sulla voce della venuta dei tedeschi, che poi seppero essere a Mazio nella Valtellina, distante da Vermiglio 25 miglia. Consiglia perciò il vescovo ad in-