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molto importante pel Vescovato, un tale Ottolino della città di Verona, figlio di Greppo, pretese e dimostrò con documenti, che, per via d’una femmina chiamata Galsinga, egli aveva il diritto di esigere sopra i beni di essa, e specialmente sopra il suddetto castello, mille e più libbre di moneta. Perciò fu transatto, che il vescovo gli sborsasse libbre 350 in estinzione di tale suo credito; come di fatto avvenne mediante un atto di liberazione. Pochi giorni dopo, fu esteso il documento di vendita al vescovo del castello di Pratalia e d’altri beni alienati dalla suddetta Maria, moglie di Adelpreto di Pergine1.
Varii documenti di minor conto, esistenti negli archivi vescovile e capitolare, si riferiscono alla reggenza di Salomone. Noteremo tra questi un istrumento di locazione di un ronco, detto lo Sclit, ad Aicardo di Trentino Terbugo, di una certa tenuta a Martino Gualando, e di un maso in Ala della Valle Lagarina ad Arnaldino dello stesso borgo, nel 11782.
Nel 1179 investì un certo Sonza, a titolo di locazione perpetua, d’una pezza di terra nella chiusura di S. Pietro, onde poter in essa fabbricare una casa, verso l’affitto di 20 soldi veronesi; e così Giannibuono e Ogerino con altri consorti, di quelle tenute ch’essi dicevano di riconoscere dalla Chiesa di Trento, coll’affitto di lire cinque e di due carra di fieno, oltre ad