che in questo riguardo si fanno da esso Giorgio e da altri nobili feudatarii di Trento. Avere anche l’oratore imperiale attestato il dispiacere del suo signore per tali novità, colla promessa che, se i tumulti non cesseranno, l’Imperatore saprà opporre un valido rimedio. Gli inviati del vescovo di Trento essere stati scacciati dalla Dieta; e conoscendo essi, che le città ed i comuni non vogliono che i prelati ed ecclesiastici facciano parte della Commissione, chiedono al vescovo, se gli esclusi, colla licenza del Serenissimo, debbano partire. Dicono inoltre che quelli di Bressanone ed alcuni del Vescovato di Trento, che sono del Consiglio, coll’ajuto di alcuni nobili della Commissione, siano stati ammessi alla Dieta; però contro la mente dell’arciduca e la consuetudine. Nello stesso giorno scrive l’arciduca a Bernardo esortandolo a mettere un idoneo capitano nella giurisdizione di Nomi, il quale conservi i diritti dei figli di Pietro Busio, atrocemente immolato dai villani, e li difenda finchè pervengano a età matura. Che se egli non potesse acconsentire, lo avvisi almeno del suo parere; perchè intende di provvedere alla loro indennità contro chiunque volesse pregiudicare nei beni o nelle ragioni ai suddetti pupilli. Ai 14 di giugno, con altra lettera l’arciduca dà parte al vescovo dell’incominciamento della Dieta e dello scoraggiamento dei villani resi più miti e pieghevoli, a motivo della gran strage fatta di loro in più luoghi della Germania. Finisce col descrivere il loro odio contro gli ecclesiastici, cui egli non cesserà mai di difendere. In tale giorno gli inviati vescovili alla Dieta informano il nostro Ber-