lettere dell’arciduca, ricercando che proponessero i loro gravami. Molti dei sindaci preferirono di esporre per loro nuncii questi gravami al vescovo stesso. Li 4 giugno l’arciduca, con sua lettera, consiglia Bernardo a ritornare a Trento, essendo stato più volte invitato dai Consoli; tanto più che il capitano Francesco di Castellalto, sufficientemente provveduto di milizie, stima utile ed opportuno il di lui ritorno. Li 12 giugno, Nicolò di Trautmansdorf e Andrea di Reggio, ablegati vescovili alla Dieta d’Innsbruck, scrivono a Bernardo di avere inteso, che i villani ricusano di ammettere alla Dieta i prelati. Aggiungono però che l’arciduca non avrebbe mai permesso la esclusione degli ecclesiastici. Conchiudono consigliando il vescovo a tener buone spie, e a non dipartirsi dalla città di Trento, benchè molti disapprovino il suo ritorno. In altra lettera dei 13 giugno, i medesimi deputati ragguagliano il vescovo, essere nella Dieta stato conchiuso di emanare due decreti penali, l’uno in nome del principe, l’altro delle città e dei comuni, coi quali si proibivano, durante la Dieta, le sedizioni; esortando i prelati ed i nobili delle città e del contado a precedere col buon esempio. Nondimeno tra i nobili, che pur riconoscono pingui feudi dalla Chiesa e che il vescovo amava particolarmente, segnalavasi Giorgio di Firmian, per aver propugnato l’esclusiva degli ecclesiastici dalla Dieta, e avere osato di farne formale istanza all’arciduca in nome degli altri nobili. L’arciduca replicò essere ferma sua mente che anzi vi dovessero intervenire. Ciò nulla ostante, doversi temere l’esclusione, attesi i maneggi