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Li 23 maggio i Consoli di Trento informano il vescovo, che i tumulti andavano cessando, e lo supplicano a far sì che i canonici fuggiaschi restituiscano alla chiesa cattedrale le reliquie preziose, i vasi d’argento, d’oro, gli istrumenti pubblici ed altro, acciò non si perdano. — Bartolomeo Luterini racconta al vescovo Bernardo, che gli uomini di Valle di Sole avevano dato il sacco al Priorato di Campiglio; e che i Giudicariesi di qua e di là del Durone perseveravano nella fedeltà. Una lettera dei 24 maggio di un certo Peregrino informa Graziadeo di Castelcampo, suo genero, capitano di Castel Selva, che i tumultuanti erano venuti il giorno innanzi alla villa, in numero di cinquanta armati, ove, a dispetto del principe, pescarono a torme, cacciando con minaccie di morte il pescatore del castello, e asserendo che, maturato il grano, verrebbero essi a raccoglierlo e a tagliare debitamente il prato.

Li 25 maggio il vescovo Bernardo scrisse ai Consoli, che, avendo inteso che in Merano si doveva tenere una Dieta per trattare di questioni da deliberarsi in altre prossime Diete in Sterzinga e in Bressanone, si scusassero del non mandarvi loro deputati, perchè quell’assemblea non era stata indetta dall’arciduca. Se poi non potessero scansarla, li esorta a mandarvi due o tre soggetti abili e savi, pei quali acchiude una specie d’istruzione. Altro consiglio diresse Bernardo agli stessi Consoli li 26 maggio; cioè che spediscano, per ogni buon fine, un salvocondotto ai canonici di Trento giunti da Verona in Riva colle reliquie ed altri capi preziosi