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vanni Zucco dal Dosso; e così provvista di rendite sufficienti, la consegnò ai monaci detti Cruciferi, affinchè vi celebrassero i divini ufficii, restando sempre oggetti al solo ordinario1. Questi frati sono quei dessi che, deviando dalla loro professione religiosa con una vita del tutto opposta e scandalosa, meritarono di essere di là scacciati nel secolo XVI dal cardinale Cristoforo Madruzzo, e rimpiazzati dai Cappuccini.

Nel medesimo anno, per mettere a coperto dalle sorprese il castello di Mezzacorona, concesse in feudo ai fratelli Arnoldo ed Anselmo di Livo e ai loro figli maschi in perpetuo due casamenti, con espresso patto che dovessero custodirli e guardarli gelosamente, come antemurali della predetta rocca, obbligandosi all’incontro di non porre in essi alcun castellano senza il loro consiglio, nè alcun gastaldo nella casa vescovile incorporata al castello, che ragionevolmente potesse loro riuscire sospetto2.

In questo stesso anno 1183 uscì la bolla del sommo pontefice Lucio III, colla quale riceve l’abate Lanfranco e i frati benedettini di S. Lorenzo sotto la protezione di San Pietro, e loro accorda singolari grazie e privilegi3. Nel mese di giugno dell’anno medesimo, avendo il vescovo Salomone comprato da Maria figlia di Ottolino di Pratalia il castello di questo nome,

  1. Docum. autogr. dell’Arch. Vescovile. Cod. Wangh. e Bonelli, op. cit., pag. 479.
  2. Cod. Wangh. e Bonelli, Monumenta Eccl. Trid., pag. 34.
  3. L’originale era nell’Arch. della Prepositura di Trento. Bonelli, op. cit., pag. 472.