corto che la insurrezione fierissima dei villani era principalmente diretta contro gli ecclesiastici; esorta il Magistrato alla fedeltà e ad agir virilmente in difesa del principe, della città, della patria. Il giorno dopo, 18 maggio, Bernardo scrisse a Cristoforo di Thunn suo capitano e a Francesco di Castellalto, ingiungendo loro, di non entrare in composizione tale coi sollevati, che potesse riuscire indecorosa e pregiudicievole a sè e ai suoi successori; tanto più che le cose non erano ridotte così all’estremo da astringerlo ad un tale componimento. Il vescovo ricevette nello stesso giorno l’avviso dal Magistrato di Trento, che, dopo avere spediti a quei di Bolgiano dei deputati, e subito dopo degli altri, allorchè scopersero che l’intenzione dei villani era ostile alla città, essi Bolzanesi avessero mandati dei proprii, muniti di credenziali, per sapere se dovessero prestar credenza alle proposizioni a lor fatte dai primi inviati. Il Magistrato della città nostra, col consiglio e di concerto di Giorgio Frundsberg, di Francesco Castellalto e di Cristoforo di Thunn, narra di avere risposto, che i Consoli e gli eletti dei quartieri intendevano di esser fedeli all’Imperatore, all’arciduca ed al vescovo loro, e di mantenersi in unione colla Contea del Tirolo nelle cose lecite e oneste; e di tal tenore esser state spedite le patenti, per ordine dei luogotenenti vescovili, colla dichiarazione, che, nascendo qualche novità, ne avrebbero informato esso vescovo, a cui protestavano soggezione. Lo stesso conferma con un suo foglio, diretto a Bernardo, Alessandro Guelfo. In altra lettera della medesima data i Consoli assicurano