esso castello, se i contadini ne tentassero l’acquisto. Aggiunge, essere egli intenzionato di spedire la propria moglie in Verona, ed egli stesso di venire a Trento, supplicando il vescovo, in quelle angustie, del suo consiglio. Altro avviso ricevette il vescovo da un Pietro Langl di Termeno, che descrive le iniquità commesse dai contadini in quei contorni, ma specialmente nel monastero di Nuovacella da lor saccheggiato, rubando mobili, vasi e suppellettili sacre, profanando statue e imagini di culto, e infierendo contro quei canonici regolari. Conchiude consigliando il vescovo a mettersi in sicuro dinanzi a quegli infelloniti. Lo Stellimauro sopracitato aggiunge, che la ferocia di quei ribaldi nei monasteri dei frati Teutonici e dei canonici di S. Agostino giunse a segno da castrare tre o quattro sacerdoti concubinarii, morti poscia di spasimo; dichiarando di castigarli, perchè, invece di servire a Dio, a cui si consacrarono, si fossero dati alla vita licenziosa. Da Tione Bartolomeo Luterini informa il vescovo, essere stato eccitato dal vicario del luogo a spedire a Trento i soldati delle Giudicarie; avere perciò convocati i sindaci e loro ingiunto sotto gravi pene di procurarli sollecitamente; aggiungendo che s’istraderanno subito a quella volta venticinque uomini di Storo. Dal castello di Stenico ebbe il vescovo l’assicuranza che gli uomini fuori del Durone erano costanti nella fedeltà; doversi però temere di quelli entro il Durone, attesa la loro tardanza nel mandare a Trento i soldati richiesti. Questa notizia ebbe il vescovo per lettera di Agostino Corradi, che lo supplica di qualche provvigione di polvere a