Pagina:Annali del principato ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540.djvu/447


— 430 —

lativamente ad esso trattato, havvi il mandato di Francesco I preventivo alla pace, e la ratifica della medesima fatta in principio dell’anno seguente dalla Repubblica Veneta. In esecuzione di questa pace, Carlo re di Spagna comandò a Giovanni Cortavilla, a Jacopo Trapp e a Francesco di Castellalto che, di conserva col nostro vescovo, consegnassero al re di Francia la città di Verona, cessagli da Massimiliano, col patto che vengano rimesse in potere di Cesare alcune città del Friuli. Onde eseguire l’ingiunto ordine, il vescovo Bernardo ricercò ed ottenne li 6 decembre dalla Repubblica un salvocondotto per recarsi colla sua famiglia a Verona, col patto che non portasse seco vettovaglie, munizioni o gente, colle quali potesse esser soccorsa la città. Giunto in Verona Bernardo, il 1.° gennajo 1517 spedì una sua dichiarazione di aver ricevuto da Odet de Foix, luogotenente di S. M. Cristianissima, trentamila scudi del sole, a nome dell’Imperatore. Breve tempo dopo, Gaspare Kunigl ed Antonio Quetta informarono da Cremona il nostro vescovo, di avere parlato col Foix intorno all’obbligazione dei centomila scudi che restavano da pagarsi, alla restituzione delle cauzioni d’altri trecento e venticinquemila, avuti altra volta da Sua Maestà, alla ratifica della tregua dei Veneti e al loro assenso circa Riva, Roveredo e altri luoghi che tengono da Cesare; soggiungendo, Andrea Gritti avere risposto, riguardo a Tignale, che un tale affare doveva trattarsi coll’Imperatore, col re di Francia e col governo di Venezia, dal quale era da aspettarsi la dichiarazione; e chiudendo la lettera con dire, che i Ve-