cario Paolo Crotta1. Nel medesimo anno il vescovo Giorgio, sollecito dei diritti della sua Chiesa, fece coi conti d’Arco (che, sotto pretesto d’aver ottenuta dall’Impero la investitura dei castelli di Spineto e Ristoro nelle Giudicarie, più non li riconoscevano in feudo dal Vescovato, dal quale gli aveano ricevuti, a tale titolo, i loro antenati) una convenzione, con cui rimettevano alla decisione imperiale le rispettive ragioni nel termine di mesi sei; colla riserva, a favore della Chiesa di Trento, dei diritti ad essa spettanti nel caso che contro di essa fosse pronunciato, e coll’oblazione dei conti di ricevere la investitura dal vescovo Giorgio e il giuramento di fedeltà, quando all’opposto fosse deciso che i detti castelli spettassero al patrimonio di S. Vigilio2. Nel detto anno, a motivo delle guerre, Massimiliano I convocò una Dieta, alla quale intervenne anche il vescovo nostro, e condiscese ad un dono gratuito, contro il solito reversale. Nel tempo stesso, onde contribuire alle occorrenze della spedizione imperiale verso Roma, il vescovo Giorgio impose una colletta generale su tutto il clero della sua vasta diocesi, compreso il Capitolo, a proporzione delle rendite3. Frattanto continuava la guerra tra l’Imperatore e i Veneziani; e il nostro vescovo era stato eletto plenipotenziario imperiale e condottiero dell’esercito; intorno al quale ufficio abbiamo parecchi documenti di molta importanza, e specialmente,
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 189.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. III, fol. 222.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. I, fol. 3. Τ. V, fol. 96.