Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 24 — |
cesco, come lo dimostra la vecchia iscrizione ch’era nel muro dell’orto di detto convento verso la via comune, e che ora leggesi nella facciata della cappella quivi fabbricata l’anno 1715 in onore del santo martire1. Ciò segui l’anno 1177 agli otto di Marzo; e se vogliamo seguire la traccia d’un messale antico, li 27 dello stesso mese. Il di lui corpo fu portato a Trento e posto in un’urna a mano manca della porta della cattedrale che guarda il Borgonuovo, verso meriggio. Alle sacre sue spoglie fu reso ben presto il debito culto, che crebbe a dismisura ai di nostri, a solenne confutazione del Tartarotti, che con ardita penna e mendicate congetture si studiò di abbattere la santità di Adelpreto e l’onore del suo martirio2.
I trentini e i loro collegati, sotto il comando di Federico d’Arco, vendicarono quasi tosto la morte del loro vescovo, avendo sbaragliati nei piani di Rovereto e presso Marco i Castrobarcensi e i loro fautori, e uccisine circa duemila. Degli episcopali rimasero morti 400 e feriti duecento3.
Nè qui tralasciar dobbiamo di rammentare che,
- ↑ Pincio, Ambrogio Franco, Bonelli, chiamano Aldrighetto l’uccisore del vescovo.
- ↑ Girolamo Tartarotti, roveretano, pubblicò nel 1754 una dissertazione in forma di lettera, intorno alla santità e martirio di Alberto vescovo di Trento, in cui nega si l’una che l’altro. Ne sorse una controversia acerbissima tra lui e parecchi teologhi del paese, durata sino alla sua morte e finita con una sentenza vescovile più conveniente al medio evo che al secolo XVIII.
- ↑ Ambrogio Franco: Storia di casa d’Arco.