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Ad onore del vescovo Udalrico ascriver dobbiamo l’aumento notabile della biblioteca episcopale; la fabbrica, a grave suo costo, del ponte di viva pietra sopra il torrente Avisio, non lungi dalla sua imboccatura nell’Adige; e la ristaurazione del palazzo vescovile nella valle di Fiemme, che per l’antichità minacciava rovina. Egli, al pari del vescovo Federico di Wanga, usò il palio arcivescovile, e a lui pure fu dato il titolo di arcivescovo. Per testamento lasciò erede la Chiesa di Trento di tutto il suo avere, se ne eccettui alcuni legati1. Dopo cinque anni appena di regno, per itterizia ο travasazione di bile, contratta nei giorni canicolari, finì di vivere li 10 agosto 1493, in Cavalese, capoluogo della valle di Fiemme. Il di lui corpo fu sepolto nella cattedrale di Trento in avello di marmo, dentro la cripta di S. Massenza, con opportuna iscrizione. Nei pochi giorni che passarono fra la morte di Udalrico III e l’elezione del successore, trovasi un solo atto giurisdizionale esercitato dal Consiglio aulico vescovile, ed è la sequestrazione dei beni d’un Levicano2.
Li 20 agosto 1493 fu dal Capitolo sostituito al defunto vescovo il canonico Udalrico di Lichtenstein, di nazione tirolese e di cospicua famiglia. Appena nominato, il re dei Romani instette per lettere che il nuovo eletto dichiarasse suo coadjutore Cristoforo de Schroffenstein, canonico di Trento e suo consanguineo. Ma Udalrico seppe usare tanta circospezione, che senza