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ancora l’anno seguente, essendo scoppiata una rivolta dei Bolzanesi, sostenuti da Bertoldo di Andech, conte del Tirolo, e dai Castelbarco, nel momento in cui le cose dell’imperatore piegavano al peggio, il nostro vescovo, per provvedere alla sicurezza del suo stato, subinfeudò il castello e il dominio di Garda alla famiglia veronese dei Carlessari, dalla quale vuolsi derivasse l’ora fiorente famiglia Carlotti1. Lungi dall’essersene doluto, si deve supporre che l’imperator Federico abbia approvata questa subinfeudazione del castello di Garda fatta dal nostro vescovo; giacchè egli stesso nel 1185 confermò al monastero di S. Giulia di Brescia la donazione del Castelnuovo vicino a Garda, accettando le persone e beni di quello, sotto la cesarea sua protezione.
Diffatti, al nostro vescovo, coll’ajuto dei Carlessari, di Federico d’Arco e dei due fratelli fiamminghi Rodolfo ed Orlando d’Eiche, ossia della Rovere, che lo servivano in qualità di venturieri, riuscì di ridurre alla primiera ubbidienza i Bolgianesi tumultuanti. Ma i Castelbarco, solleciti di non perdere ciò che aveano usurpato, timorosi forse di dover un giorno soggiacere alle pene minacciate ai ribelli, e ingelositi della lega conchiusa dal vescovo coi Veronesi, si posero in armi e vennero incontro fino a Rovereto alle genti del vescovo, guidate da lui medesimo. Ivi un Azzo di Castelbarco, dato di sprone al cavallo, scagliossi contro Adelpreto e lo trafisse colla sua lancia, nel luogo medesimo ove ora è piantato il monastero dei Riformati di S. Fran-
- ↑ Cod. Wangh. e Bonelli, pag. 447.