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glio, con istanza premurosa affinchè il pontefice Innocenzo VIII lo confermasse1. Il neo-eletto Udalrico, appena ebbe intesa la sua esaltazione e la nomina contraria di Giorgio, si dispose alla partenza da Augusta, che nondimeno fu ritardata fino alla primavera del 1487, non avendo prima potuto procacciarsi l’occorrente sostegno, che allora gli venne somministrato dal Conte del Tirolo, il quale per proprio utile e pel debito di avvocato della Chiesa di Trento, si accinse alla difesa delle ragioni e consuetudini capitolari. Raccolto il contante necessario a far valere le sue ragioni, sotto il patrocinio dell’arciduca lasciò la patria, e giunto in Ala d’Innsbruck, per vieppiù impegnare a proteggerlo il suo mecenate, col consenso del suo Capitolo, rinnovò secolui i patti pregiudicievoli accordati dall’immediato suo antecessore nel 1468. Sigismondo, a sua volta, dava ordine a Vettore di Thun, suo capitano all’Adige e burgravio del Tirolo, e a Simone di Thun, suo consigliere, d’introdurre il vescovo nell’attuale possesso del Principato2; il che però non avvenne che l’anno seguente. Imperocchè, preso congedo dal Conte del Tirolo, che l’accompagnò con sue commendatizie al pontefice ed ai cardinali, e passato per Trento, ove gli fu consegnato l’ampio decreto della sua nomina, proseguì tosto verso Roma onde ottenere la conferma apostolica3.

Mentre in Roma, i due avversarii propugnavano

  1. Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 208.
  2. Miscell. Alberti, T. IV, fol. 39.
  3. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 191.