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del Castello del Buon Consiglio, ma specialmente della impareggiabile vigilanza con cui nell’estate del decorso anno, infierendo la peste nella città di Trento e contorni, assente il principe, aveva custodita la medesima città ed il castello, il vescovo nostro lo investe, a titolo di donazione irrevocabile, d’una vigna situata sopra la Lasta, nel luogo detto in Arbena, devoluta alla Camera; colla tenue annua retribuzione di due brente di vino dolce e bianco, nascente nella vigna suddetta1. In questo stesso anno, alla casa da lui comprata l’anno trascorso nel borgo di Tenno, aggiunse il vescovo un’altra, acquistata collo sborso di ducati 14, nella stessa contrada della Porta, di ragione d’Antonio e Francesco fratelli Bertone, della villa di Favro, pieve di Lomaso2. Nel medesimo anno, d’ordine del vescovo Giovanni, fu rilasciato un monitorio, sotto pena della scomunica, per obbligare i renitenti al pagamento del cattedratico, che pian piano andava in disuso, a pregiudizio delle ragioni dell’Ordinariato3. Da un atto di manifestazione di certi beni spettanti al Priorato di Campiglio, eseguito con licenza di Nicolò Firmian, capitano e vicario generale delle valli di Annone e di Sole per l’arciduca Sigismondo, si deduce che il Conte del Tirolo in quest’anno dominava in quelle valli; benchè sopra di esse non avesse diritto alcuno4.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 198.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 158.
  3. Miscell. Alberti, Τ. V, fol. 138.
  4. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 216.