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di arbitri da nominarsi vicendevolmente nel termine di tre mesi; che tutti i prigioni siano rimessi in libertà. Ad onta di ciò, in questo stesso anno agitaronsi acremente diverse questioni tra i Tennesi e i Rivani intorno ai confini ed ai pascoli dei monti di Tobolo e d’Embolo; su che si leggono varii ricorsi dei primi al vescovo Giovanni e lettere al nostro prelato dei veneti provveditori Dandolo e Marcello, e da questi al capitano di Tenno, che originali si conservano nell’Archivio vescovile. E le medesime questioni, non ostante la conchiusa pace, rinnovaronsi negli anni susseguenti e non finirono che colla guerra del 1509. Nel 1481, alle premure del vescovo Giovanni onde fossero tolti i suddetti ed altri gravami, risponde il doge Mocenigo, che avrebbe di bel nuovo spedito Francesco Tron per sopire amichevolmente le differenze. Il Tron venne, ma non essendo a lui e a Giorgio de Fatis decano e delegato vescovile riuscito accordarsi, fu fatto compromesso in Sisto IV pontefice; il quale, due anni dopo, con bolla diretta al vescovo di Bressanone e al preposito di S. Michele comanda, che se gli uomini di Riva e di Tenno non fossero per ubbidire alla proibizione ad essi fatta de nihil innovando, li dichiarino scomunicati, e, quando loro paresse espediente, impongano l’interdetto1.
Nel 1481 i Consoli del Municipio di Trento fecero acquisto della casa con torre, esistenti nella contrada