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vescovo nostro proferì una sentenza a favore delle ville di Carbonara, Croviana e Lizzaso contro gli uomini di Monclassico e di Pressone; con altra confirmatoria della prima, riguardo alla strada da farsi per andare al monte Sedrone, susseguita da una terza nel 1479 1. In agosto del medesimo anno, il nostro prelato, per garantire da ogni sorpresa il castello di Tenno, fortezza di frontiera, fece una provigione di spingarde e di corazze; il che si rileva dal comando datone a Nicolò Bonadimane, massaro della corte di Stenico2.
Nel 1477, tocche dal lume della grazia, le tre donne ebree, vedove dei condannati, cioè Bella di Moar, Anna d’Israele e Sara dell’iniquo Tobia, riconobbero la vera fede. L’abjura solenne del giudaismo seguì la domenica infra l’ottava dell’Epifania, all’ora dei vespri; dopo la quale, tutte e tre ricevettero il santo battesimo. A Bella fu imposto il nome di Elisabetta, ad Anna quello di Susanna e a Sara quello di Chiara, alla presenza del vescovo Giovanni, dei canonici e d’immenso popolo. Il giorno 26 dello stesso mese di gennajo, le donne suddette, in candido vestito di neofite, assieme al neofito Giovanni (che pria di farsi cristiano nomavasi Salomone, e fu cuoco del giustiziato Tobia) portaronsi alla tomba del beato Simone, per compiere il voto da esse fatto nel tempo della lor prigionia, in caso che venissero liberate. Giunte davanti all’ara, prostese in ginocchio, presentarono la loro oblazione, e