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procurare la sua promozione alla porpora cardinalizia, senza prima averne avuto da lui il consenso. Sia come esser si voglia, il merito v’era1. Nello stesso anno, il vescovo Giovanni, mediante il suo massaro della valle di Annone, sborsò 45 marche meranesi ad Antonio figlio di Nicolò di Nano, prezzo convenuto di una casa coi suoi edificii nella città di Trento, contrada di S. Martino; la qual casa il vescovo permutò con un’altra di maestro Ulrico nella contrada di S. Marco presso il castello del Buon Consiglio, con istalla, orto ed altre coerenze, che era stata di maestro Giovanni bombardiere del vescovo Giorgio, suo predecessore, e da questo donata al suddetto maestro Ulrico, suo cuoco2.
Nel 1472, a favore e ad istanza della pieve di Lomaso nelle Giudicarie, il nostro prelato approvò certi capitoli della Carta di Regola, formati sotto la reggenza del vescovo Alessandro3. Li 5 maggio del medesimo anno, per via di arbitri eletti dal duca Sigismondo e dal Vescovo Giovanni, fu composta la lite vertente tra le ville di Villa e Premione dall’una, e quelle di Molveno e di Andelo dall’altra, sopra il possesso del monte Cede; essendosi giudicato che a cadauna delle parti competa il godimento del detto monte4. Li 25 maggio dello stess’anno, mentre si rinnovava il coro della chiesa dei Ss. Sisinio, Martirio e Alessandro (chiamata dal