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nuto dall’imperatore, ed annullata la legittima di Rolando da Siena, cancelliere di Santa Chiesa, che nomossi Alessandro III. Sia però come esser si voglia, ciò nè molto nè poco potrà pregiudicare alla buona fama e santità di Adelpreto, del quale ci è troppo palese la riverenza che professava alla Sede Romana. Se pur dunque egli fu presente e sottoscrisse a quell’atto, lo fece di certo con quel riserbo con cui sottoscrissero il patriarca e gli altri suffraganei; vale a dire, che mai intendevano di contrariare ai dettami della santa Chiesa Cattolica1. Nello stesso anno concesse il nostro vescovo a Gandolfino di Fornace la investitura feudale del castello di Belvedere, tra Montagnaga e Vigo, riservando a se e ai successori il diritto di abitazione e di presidio; e qualche mese dopo pronunciò una sentenza contro il suddetto che pretendeva di nominare il sacerdote alla cura di Fornace, spettandone il diritto alla parocchia di Pinè, soggetta al Capitolo di Trento2. Dello stesso anno si ha pure la vendita fatta dai giugali Ezelino ed Agnese al nostro prelato, pel prezzo di 400 lire veronesi, di alcune terre esistenti nei distretti di Caldaro e di Eppan, col pegno di quanto essi possedevano nella Valsugana3. In quel

  1. Che il nostro vescovo sia intervenuto realmente a cotesto Conciliabolo, si deduce dall’epistola sinodica relativa ad esso, stampata da Martene e Durand nel Thesaurus novus anecdotorum, Τ. I, pag. 452.
  2. Bonelli, op. cit., pag. 405, 407.
  3. Cod. Wangh. e Bonelli, op. cit., pag. 410.