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conte del Tirolo1. Confermò pure alle comunità di Storo e di Condino tutti i privilegi loro accordati dai vescovi suoi predecessori2; e ammise Federico dei Federici alla rinnovazione dell’investitura feudale del castello di S. Michele di Ossana, con tutte le sue onoranze; con che però s’intenda riservato alla Chiesa il dazio di Dimaro e di Armejo3; e spedì a Lodovico, marchese di Mantova, la rinnovazione feudale di Castellaro4.
Nel 1469, il vescovo Giovanni approvava certi ordinamenti comunali, esibitigli per la conferma dalla villa di Malosco nell’Anaunia5; ottenne dall’imperatore Federico III la investitura delle regalie del Sacro Romano Impero, accompagnata da espressioni di benevolenza e di stima pei meriti che si acquistò in faticose legazioni e in altri incontri al servigio cesareo6. Accordò alcuni statuti alla pieve del Banale7; rilasciò per due anni alla villa di Storo incendiata le collette e i salarii dovuti alla sua mensa8. In questo stesso anno, Elisabetta Rotel rifiutò nelle mani di Enrico da Giovo, capitano di Castel Selva e di Levico, in nome di Giacomo Trapp, signore di detta giurisdizione, l’utile
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. III, fol. 161.
- ↑ Miscell. Alberti, T. III, fol. 210.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 193.
- ↑ Miscell. Alberti, T. III, fol. 159.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. III, fol. 210.
- ↑ Ughelli, Italia Sacra. Bonelli, Not. ist. crit., Τ. III, p. 268.
- ↑ Miscellanea Alberti, T. III, fol. 210.
- ↑ Miscell. Alberti, Τ. III, fol. 211.