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beneficare coloro che coll’assiduo servigio ne avessero potuto essere meritevoli1.

Vedendo il nostro prelato che le sue lettere ed ambasciate al duca Sigismondo, per invitarlo a dimettere il temporale dominio del Principato di Trento, non ottenevano l’effetto desiderato, si recò egli stesso a visitarlo a Bolgiano, ov’era giunto di fresco, e dopo molte suppliche e rimostranze, venne seco a una transazione, in virtù della quale, rinnovate le precedenti del 1454 e 1460, e accordatogli la nomina del capitano della città di Trento, doveva il duca consegnare al vescovo il dominio temporale del Trentino, da lui fino allora amministrato. Diffatti tre giorni dopo, il suddetto duca e conte del Tirolo, con suo diploma, comandava ad Enrico di Freiberg, commendatore dell’Ordine Teutonico, a Baldassare di Liechtenstein, castellano in Beseno, e a Martino Neidegger, capitano di Castel Pergine, commissarii deputati a tal atto, d’introdurre il vescovo nel possesso del suo stato, consegnandogli tutti i castelli, città, e giurisdizioni a quello spettanti, previo il giuramento delle compattate o convenzioni da esigersi dai capitani e prefetti. Di quanto pregiudizio riuscisse però alla Chiesa il diritto di nomina del capitano di Trento concesso ai Conti del Tirolo, si può dedurre agevolmente dalle sue attribuzioni. Doveva, è vero, esser grato al vescovo; ma che pro? se, appena assunto, diveniva suo dichiarato nemico, e pur gli era forza soffrirlo e stipendiarlo e provvederlo

  1. Miscellanea Alberti, T. II, fol. 63.