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Alberti. Di là a non molto, nella festa di S. Matteo, il vescovo Giovanni prese il possesso spirituale della sua diocesi.
In questo stesso anno 1466, il duca Sigismondo, che non aveva ancora dimessa l’amministrazione della temporalità del Trentino, affidatagli nel 1460 dal vescovo Giorgio, concesse al Magistrato Consolare di Trento il privilegio di tradurre il sale dalle saline di Ala d’Innsbruck, ad egual prezzo con cui vendevasi ai Tirolesi, colla libertà di esitarlo a piacimento in vantaggio del pubblico erario1. Di quest’anno ritrovasi pure una quietanza del vescovo Giovanni al Capitolo di Trento, in cui commenda il compromesso fatto dai canonici deputati a ritrarre dalle mani dei famigliari del suo predecessore fiorini 1150, ed altra somma in ducali ed ongari, e l’argenteria e le vesti e i libri rimasti nel castello di Kimbelstein, presso Bolgiano (ove il vescovo Giorgio avea passati i due ultimi anni della sua vita) da essi trattenuti sotto pretesto di rimanenza di credito sui loro salarii non sodisfatti; placita i pagamenti già fatti, confessa di avere ricevuto i danari e i mobili sopra accennati, ne assolve pienamente il Capitolo e i deputati, e finalmente si obbliga di sodisfare a quelli che fossero legittimi creditori del defunto vescovo, a senso del compromesso e dei lumi che riceverebbe dai medesimi canonici deputati2. Nello stesso anno il vescovo Giovanni ottenne dall’imperatore