dovettero i canonici di Trento accomodarsi alle pontificie pretese e rinunciare alla elezione da loro fatta, promettendo che anche per l’avvenire non procederebbero ad alcuna elezione di vescovo, sotto pena dello spergiuro; ciò che, in una parola, importava perpetua perdita del jus eligendi proprium Episcopum1. Ottenuta tale sodisfazione, il papa, dal canto suo, accordava all’eletto la pontificia conferma, li 12 maggio 1466, giorno della capitolare rinuncia, giurata mediante procuratore e raccomandava il vescovo e la sua Chiesa al duca Sigismondo, e ingiungeva ai vassalli di prestare ubbidienza al novello pastore. Il confermato vescovo si trattenne ancora qualche tempo, per ragioni della sua ambasciata, nella città di Roma, dove li 20 di luglio 1466 fu solennemente consacrato da Domenico, vescovo di Brescia, Vicario di Roma, coll’assistenza di Giovanni vescovo d’Ancona e di Atanasio vescovo di Gerace, nella basilica dei Ss. Apostoli. Dopodichè s’avviava verso la sua Chiesa, seco portando una copia, di mano eccellente, della beata Vergine dipinta (come piamente si crede) dall’evangelista S. Luca, che sta esposta a pubblica venerazione nella chiesa di S. Maria del Popolo a Roma; copia che, benedetta dal pontefice, il nostro prelato poi regalò alla chiesa cattedrale di S. Vigilio, con perpetua indulgenza di cento giorni a tutti i fedeli che l’avessero venerata. Questa imagine si trova presentemente sull’altare del coro, dedicatole nel secolo decimosettimo dal vescovo Francesco degli
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 78.