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di difesa e di estrinseco abbellimento. Restaurò con dispendio non ordinario il castello di Corredo nell’Anaunia, dai ribelli nel secolo antecedente quasi distrutto, ed altri edificii in varie parti del Vescovato; e finalmente reintegrò la Chiesa Trentina del ragguardevole feudo del Marchesato di Castellaro, del quale i marchesi di Mantova da lungo tempo non chiedevano la investitura; obbligando il marchese Lodovico a riconoscere il proprio dovere; il che fece con solenne ambasciata di Galeazzo vescovo di Mantova, incaricato di esporre le convenevoli scuse e di domandarne la rinnovazione.
Di tanti suoi beneficii non raccolse miglior guiderdone di quello che ebbero molti de’ suoi degni antecessori. Egli pure dovette, sull’ultimo di sua vita, provare l’astio di molti nobili e cittadini, che gli si ribellarono. Per iscansare l’impeto della sollevazione, uscì egli dalla città di Trento e si rifuggì in Bolgiano o lì presso nel castello di Kimbelstein, ove dimorò esule più di due anni. E benchè potesse colla forza, mediante il valido appoggio del duca Sigismondo, ridurre al dovere gli ingrati cittadini, preferì di trattare con essi all’amichevole il suo ritorno, lasciando in questo frattempo in deposito al duca l’amministrazione temporale, alla quale, nella dimora che fece in Innsbruck, aveva provisto colla nomina di Volfango Naizlinger a governatore plenipotenziario del Principato. All’uopo di giovarsi di questo incidente, il duca Sigismondo, conte del Tirolo, si recò a Trento e confermò ai cittadini i lor privilegi, e accordò loro che in avvenire, sino a che Trento sarà nelle mani del conte del Tirolo, non