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lettera del papa recata a Cesare da due legati apostolici, e volendo Adriano con paterna sollecitudine spegnere ogni ira tra il sacerdozio e l’impero, spedì nel 1158 a ricalmare l’animo del monarca alemanno altri due nunzii, che furono Enrico cardinale del titolo dei santi Nereo ed Achilleo, e Giacinto cardinale di S. Maria della scuola greca. Arrivati in Trento, il nostro vescovo li accolse coll’ossequio dovuto al loro carattere, e volle servir loro di compagno e di scorta per un tratto del superiore Trentino. Ma caduti in un agguato teso loro dai conti di Appiano ο di Eppan, vennero imprigionati e spogliati di ogni lor cosa. Ad Adelpreto riuscì di fuggire quasi miracolosamente, e agli altri due fu concessa libertà, mediante un grosso riscatto, rimanendo ostaggio il fratello del cardinal Giacinto. A punire l’insolente attentato accorse tosto dalla Baviera il duca Enrico il leone; il quale costrinse i rei conti a giurar vassallaggio alla Chiesa di Trento1.

Nel 1159 Adelpreto fece una convenzione cogli uomini della Valle di Ledro, nella quale sono enunciate le rendite che la detta Valle dovea consegnare al vicario del Vescovo nel mercato di Riva2.

Si pretende che Adelpreto, con Peregrino patriarca d’Aquileja ed altri di lui suffraganei, fosse presente al conciliabolo di Pavia celebrato l’anno 1160, in cui fu confermata l’elezione dell’antipapa Ottaviano cardinale di S. Cecilia, che prese il nome di Vettore IV, soste-

  1. Radevicus, Roschmann, Fleury.
  2. Codice Wanghiano, e Bonelli, op. cit., pag. 403.