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ambe le transazioni; il che di fatto successe colla morte del duca Sigismondo1. L’ultimo di giugno dello stess’anno, un tale di Annaberg rinunciò al vescovo Giorgio per fiorini mille il castello di Tenno, concedutogli dal duca Sigismondo, che l’aveva in possesso dal nostro vescovo, vita durante2. Nell’agosto dell’anno medesimo, Benedetto, detto del Laghetto di Cavedine, rifiutò nelle mani di Antonio de’ Fatis di Terlago, massaro del vescovo, un maso e poderi già di un Bonato della villa di Laguna; acciò, verso il solito affitto di due galete di frumento e d’una e mezza di segala, ne investisse un Antonio di Cavedine. V’ha una lettera di quest’anno diretta dal doge Pasquale Malipiero al vescovo nostro, in risposta alle cose che gli erano state esposte per due ambasciatori dello stesso vescovo, circa controversie di giurisdizione tra gli uomini di Riva, soggetti al dominio veneto, e quelli di Tenno, sudditi vescovili3.
Nel 1464, il nostro prelato confermò ai nobili della pieve di Fondo, nella valle di Annone, i privilegi loro concessi nel 1402 da Giorgio di Liechtenstein, suo predecessore4. Approvò pure, coll’ordinaria sua autorità, l’elezione di Guglielmo Hammerhart in preposito di Gries, fatta da quei canonici regolari; atto che toglie ogni vigore alla pretesa loro esenzione dal vescovo di Trento, di cui parlammo all’anno 14505.