Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 329 — |
pretesto della difesa della città; ma in realtà per tenere più in freno i cittadini, la massima parte dei quali nudriva poco buon animo verso il proprio naturale signore. Si pretende ancora che Pio II abbia confermata la concessione fatta da Nicolò V all’imperator Federico, con sua bolla del 1451. Nell’agosto dell’anno medesimo, per volere del vescovo, furono ricevuti Valentino sarto ed Elisabetta sua moglie nel numero dei fratelli conversi del monastero di Campiglio; al quale apportarono in dote tutto il loro avere. Furono presenti all’atto il priore e venti frati e cinque sorelle.
Nel 1460, il vescovo nostro si recò in Innsbruck per abboccarsi col duca Sigismondo intorno ad alcune urgenze della sua Chiesa; ove anche rinnovò con esso la convenzione stipulata nel 14541. Fatto ritorno alla sua Chiesa, conchiuse in Bolgiano un’altra convenzione, in forza della quale concede al suddetto duca e ai figli maschi legittimi in perpetuo il diritto di farsi giurare fedeltà dai prefetti, giudici e capitani della città, castelli e terre del Principato di Trento, sede vacante; e che questi non possano riconoscere per signore il nuovo vescovo eletto, prima che esso abbia giurato la convenzione del 1454 poc’anzi rinnovata dal nostro Giorgio; riservandone sempre la elezione ai canonici, i quali, sede vacante, dovessero impiegare i loro economi nella rascossione delle entrale mensali. In caso poi che Dio permettesse la estinzione della discendenza maschile di esso duca, s’intendano parimente estinte
- ↑ Miscellanea Alberti, T. IV, fol. 38.