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di Pissavacca, con boschi ed altre decime in dette pertinenze e in quelle di Povo, dei quali ultimi capi aveva fatta la investitura nel 1447 a Leonardo di Adelpreto di Povo, cittadino di Trento1.
Nel 1458, in cui al papa Callisto III fu sostituito Enea Silvio Piccolomini, vescovo di Siena e canonico di Trento, che prese il nome di Pio II, il vescovo Giorgio ottenne da Federico III imperatore l’investitura delle regalie e del temporale del Principato di Trento, verso il consueto giuramento di omaggio2. Nello stesso anno, il vescovo nostro spedì la investitura feudale a Giovanni notaro di Fondo della metà della decima di Povo e di quelle pertinenze, posseduta indivisa col Capitolo suo; la quale metà presentemente, per l’estinzione della investita famiglia, è incamerata.
Nel 1459, il vescovo confermò agli uomini delle pievi di S. Zeno e di Cles il privilegio ottenuto dal vescovo Giorgio I nel 1396, di non poter essere astretti alla costruzione del ponte nel luogo nominato Carrara3. Nello stesso anno l’imperatore Federico III elesse con espresso diploma il vescovo Giorgio a suo oratore presso il Concilio di Mantova4. Si vuole inoltre che Giorgio in quest’anno, col consenso del suo Capitolo, abbia consegnato nelle mani del duca Sigismondo il Dosso di Trento, con facoltà di fortificarlo a suo genio, sotto