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sa, cotesta unione non ebbe il suo effetto1. Ai primi di ottobre di questo anno, il pontefice Callisto III conferì a Giovanni Hinderbach, canonico di Passavia, destinato oratore alla Santa Sede dall’imperatore Federico III, stato indi successore del vescovo Giorgio, la Prepositura di Trento; e siccome il diritto passivo, in virtù della istituzione di detta dignità, si aspettava ai canonici, comandò che fosse ricevuto nel loro grembo coll’assegnazione della prima prebenda vacante. Con tal provisione mirava il papa a dar fine alle lunghe riluttanze di Frate Benedetto, che tuttora si manteneva in possesso del soppresso monastero e dei suoi proventi; riconfermando la soppressione di esso cenobio e la di lui incorporazione alla Prepositura della cattedrale, con tutte le rendite d’ogni sorta, detratta la congrua da assegnarsi, vita durante, al suddetto abbate Fra Benedetto. Della esecuzione fu incaricato, con bolla dei 9 di gennaio 1456, Enea Silvio Piccolomini, dichiarato vescovo di Siena, sua patria; il quale intimò l’accennata bolla al vescovo Giorgio e ai canonici, affinchè indilatamente mettessero l’Hinderbach in possesso di essa dignità, dopo avere assegnati annui fiorini 130 a Fra Benedetto. Questi si richiamò contro tale provista alla Corte di Roma, la quale, mediante Lodovico dei Lodovisi giudice delegato della Santa Sede, spiccò una citazione nel punto della soppressione contro Giovanni Hinderbach, e, nel punto della detenzione dei beni dell’abbazia di S. Lorenzo, contro l’abbate di S. Mi-

  1. Miscellanea Alberti, T. V, fol. 130.