Trento, già ad essa concessi dal vescovo Alessandro1. In quest’anno, senza fare alcuna menzione delle molte antiche convenzioni estorte dai conti del Tirolo ai vescovi predecessori, abolite dal Concilio di Costanza, il vescovo Giorgio col suo Capitolo conchiuse un nuovo patto col duca Sigismondo, che è presentemente in vigore. Per esso i vescovi di Trento si obbligarono di assistere sempre colle lor forze il conte del Tirolo contro chiunque, eccello il Sommo Pontefice e la Santa Sede nello spirituale, gli accordarono il diritto di apertura nelle fortezze e castelli del Vescovato, a spese però del Conte e senza notabile danno della Chiesa; promisero di non muovere guerra ad alcuno, senza volere e saputa del Conte, e che tutti i capitani, prefetti, giudici e vicarii delle valli di Annone e di Sole giurerebbero l’osservanza di quanto fu stabilito di sopra. Sigismondo, da parte sua, promette al Vescovato di Trento ogni assistenza e protezione, obbligandosi a mantenere i vescovi nelle loro prerogative e ragioni. Ogni discrepanza tra i conti del Tirolo ed i vescovi debba essere terminata mediante arbitri eletti in egual numero dalle parti, e in dissonanza di questi, col beneficio del soprarbitro, il quale sia nominato dalla parte rea. Dichiarasi in fine, che con questa convenzione non s’intenda derogato ad altre confederazioni e promesse, fatte dai vescovi di Trento ai predecessori di Sigismondo2. Non ostante quest’ultimo capitolo, la
- ↑ Miscellanea Alberti, T. III, fol. 167.
- ↑ Miscell. Alberti, T. I, fol. 13.