priore dell’ospitale di S. Maria di Campiglio, riguardo il diritto di avvocazia e di governo, preteso da quei popoli in virtù di certa concessione del vescovo Alessandro. Pronunciò dunque che, essendo il detto ospizio stato fondato, circa duecento anni prima, dai vescovi di Trento, che se ne riserbarono il diritto di protezione e di reggimento, era invalida la concessione di Alessandro, il quale non poteva in pregiudizio dei successori alienarlo. Perciò richiamava a sè quel diritto, ricevendo egli sotto l’immediata sua protezione e governo il priore e i religiosi di quel monastero; comandando che il priore, eletto dai frati, debba ricevere dai vescovi la conferma, ma possa, col consenso della maggiore e più sana parte dei religiosi, ammettere quanti frati e monache a lui sembrerà più opportuno, senza attendere alla volontà dei suddetti popoli1. Questo monastero, coll’andare del tempo, decaduto dalla regolare osservanza, fu dai vescovi di Trento soppresso, assieme coll’ospizio e conservatorio delle suore, e dato in commenda ad un sacerdote secolare con titolo di Priorato; finchè ultimamente dal vescovo Giovanni Michele fu unito in perpetuo alle distribuzioni canonicali della cattedrale di S. Vigilio. Nello stesso anno, essendo devolute alla camera vescovile molte decime della valle di Annone, il vescovo Giorgio le diede in feudo ad utrumque sexum al di lui fratello Ermanno di Hack. Ed altresì nel medesimo anno, coll’ajuto dei conti di Lodrone, riusciva al vescovo nostro di far prigione Gio-
- ↑ Miscellanea Alberti, T. III, fol. 173.