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bligato da papa Callisto III, a favore di Giovanni Hinderbach nel 1455. Lo stesso esito ebbe la nomina pontificia di Gasparo di Teramo, cappellano papale e uditore del Sacro Palazzo, contro il chiaro tenore del decreto di erezione dell’accennata dignità1.

Avendo Artungo, preposito del monastero di Gries, ottenuta da Nicolò V la conferma della sua plenaria esenzione dall’Ordinario, accordatagli nel 1415 con bolla di Giovanni XXII, sul dubbio che questa fosse insussistente ed invalida, il vescovo Giorgio, a cui poteva recare non lieve pregiudizio la nuova approvazione, ricorse per la modificazione di essa, che gli fu concessa con bolla del 1450; con cui si dichiara non avere inteso di accordare al monastero suddetto alcun nuovo diritto2. Di questo stesso anno vi ha un’altra bolla del medesimo papa a favore del vescovo Giorgio. In essa, dopo avere narrate le premurose istanze di Benedetto abbate di S. Lorenzo per ottenere dal vescovo la pensione di 400 fiorini d’oro, che asseriva essergli stata promessa dal duca Sigismondo e da alcuni nobili, affinchè cedesse il diritto acquistato colla di lui elezione sopra il Vescovato di Trento, il pontefice assolve e libera pienamente il prefato duca ed i nobili da qualunque promessa, eziandio avvalorata con giuramento, dichiarandola nulla e di niun valore, siccome fatta senza il consenso del vescovo; aggiungendo, essere cosa affatto indegna che il detto abbate riceva sì gran com-

  1. Miscellanea Alberti, T. V, fol. 48.
  2. Miscell. Alberti, T. V, fol. 127.