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erano anticamente soggetti, ed a cui furono, contro ogni giustizia, sottratti dal vescovo Alessandro, per incorporarli contro lor voglia alla giurisdizione di Trento; sino che visse1.

Il Capitolo di Trento, a persuasione dei padri del Concilio di Basilea, elessero successore ad Alessandro nel governo della Chiesa di Trento, un Teobaldo di Wolkenstein, canonico della cattedrale. Questa elezione fu mal intesa da papa Eugenio IV, a cui non gradiva che a un principato sì illustre e di tanta gelosia presiedesse un prelato di nazione alemanna. Perciò egli nominava vescovo a sua volta Benedetto, di patria trentino, abbate in quel tempo di S. Lorenzo fuori le mura, soggetto di grande ingegno; e della scelta fatta Eugenio IV avvisava Sigismondo duca d’Austria, pregandolo di proteggere il nuovo eletto, assieme alla Chiesa di Trento2. I due competitori fecero ogni sforzo per disputarsi il principato, impossessandosi ciascuno di quella parte di esso, che potè occupare mediante i suoi partigiani. Intanto la Chiesa di Trento era divisa in fazioni, le pecorelle erano senza pastore, i sudditi senza capo; dappertutto sedizioni e tumulti. In queste luttuose circostanze il papa Eugenio IV, per conciliarsi l’animo di Federico re dei Romani, con sua bolla del 1445 gli concesse, sua vita durante, il diritto di nominare il vescovo nelle future vacanze delle Chiese di Trento, di Bressanone, di Gurk, di Trieste

  1. Miscellanea Alberti, T. VII, fol. 199.
  2. Miscell. Alberti, T. V, fol. 222.