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sito della cattedrale; e favorendo il popolo il dall’Olio coll’inveire contro il clero, la città di Trento fu posta nell’interdetto. I cittadini supplicarono il vescovo, ch’erasi ritirato a Riva, di sospendere quest’atto sì pregiudicievole alla quiete pubblica. A ciò condiscese il nostro prelato concedendo al clero di celebrare i divini ufficii, purchè non vi assistesse il dall’Olio. E nell’ottobre di quest’anno i padri del Concilio di Basilea assolsero il Capitolo e il Clero di Trento dalle irregolarità incorse nell’occasione di tale interdetto, che avea dato luogo a rumori, a pericoli e a scandali. Affine poi di redarguire le accuse calunniose che tuttodì si spargevano contro il vescovo nostro, il Capitolo di Trento pubblicò un’ampia attestazione dei di lui meriti verso la Chiesa e delle cure diligenti adoperate nel governo dei popoli ingrati1.
Nel 1438, il Concilio di Basilea comandava a frate Benedetto ed a’ suoi compagni di restituire a Stanislao, preposito della cattedrale di Trento, entro sei giorni, tutti i beni spettanti alla Prepositura di S. Lorenzo, da loro ingiustamente ritenuti2. Nell’ottobre di quest’anno, il vescovo Alessandro investì del priorato di S. Margherita Martino figlio di Pietro Sartori, cittadino di Trento.
Nel 1439, il vescovo nostro celebrò un Sinodo diocesano, che fu aperto da S. Giovanni di Capistrano, dell’Ordine dei Minori3.