gio dello stess’anno, Giovanni pievano di Revò e priore dell’ospizio di S. Tommaso locò per cinque anni a Bernardo di Giovannisio il tenere di S. Tommaso colle case, colle terre arative e prative, verso l’obbligo di pagargli annualmente un affitto di dieci ducati e tutte le collette, e di coprire la chiesa e d’illuminarla con olio e con cera, e di dare il pranzo al pievano di Romeno, nei giorni di mercato. Da ciò risulta che in quel tempo l’ospitale di S. Tommaso era soppresso1. Li 17 luglio 1437, il vescovo Alessandro diede in feudo al medico Federico di Madice, abitatore di Riva, pei suoi fedeli servigi, una casa nella contrada Quadra di Mezzo in Riva, già appartenente a Jacopina Bettini di Riva, moglie di Benvenuto Lucchini della pieve di Arco, traditore e ribelle della Chiesa di Trento, e a lei confiscata per aver promosso la fuga di suo marito e coabitato con esso, nulla curando la citazione di comparire dinanzi al giudice2. In quest’anno medesimo, il pontefice Eugenio IV prese sotto la sua protezione speciale il vescovo nostro Alessandro, la sua Chiesa, i suoi sudditi ed i suoi beni, mediante una bolla solenne spedita dalla città di Bologna, ove allora trovavasi3. Di gravi mali cagione fu in quest’anno il seguente fatto. Melchiore dall’Olio, apotecario, cittadino di Trento, era stato scomunicato per non aver voluto pagar certa somma di danaro dovuta a Stanislao, polacco, prepo-
- ↑ Hippoliti, op. cit.
- ↑ Hippoliti, op. cit.
- ↑ Bonelli, Notiz. istor. crit., T. III, P. I, pag. 251.