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Gli otto di aprile 1434, il nostro vescovo Alessandro da Basilea, ove si era recato onde assistere al Concilio generale, inviava ai cittadini di Trento una conferma di certi statuti da loro proposti circa l’amministrazione della giustizia, e prometteva di aver cura affinchè agli ufficii e ai beneficii fossero promossi i più meritevoli1. Li 10 di maggio 1434, il vescovo Alessandro spediva a Giorgio di Clesio la investitura della metà di Castel Clesio, delle decime e d’altri beni feudali, dei quali egli aveva anteriormente investito Ildebrando, padre dello stesso Giorgio. Li 9 settembre di quest’anno, Enrico preposito di Frisinga, cappellano del papa e uditore del Concilio di Basilea, statuì la scomunica contro Albertino arciprete d’Arco, perchè ricusava di assegnare i redditi e i proventi del suo beneficio clericale in Arco a Giovanni Gottardi, canonico di Trento. Il 17 novembre dello stess’anno, Andrea Gusoni, proveditore della Repubblica Veneta, a Rovereto, vendette ad Azzone e ad Alberto di Sejano per ducati 735 le decime e poderi dei Castelbarco nella villa di Pilcante nella valle Lagarina2.
Nel 1435, ai 15 di febbrajo, ebbe luogo in Trento una inaspettata sommossa contro il vescovo Alessandro. Ne furono capi Odorico Federici di Povo, massaro del vescovo, Odorico e Adelperio Calepini, Jacopo d’Arco, Nicolò di Fondo, Melchiore dall’Olio, Francesco e Giovanni Galli, Pietro Busio di Sporo, ed altri vassalli