duca Ernesto, fu pubblicato l’anno seguente 1410, e ingiungeva al duca Federico l’esecuzione del precedente. Non ostante i due arbitramenti, il conte del Tirolo tenne ancora per qualche tempo in custodia il vescovo Giorgio; poscia lo confinò in un’osteria ben guardato, nè gli permise il ritorno all’amata sua greggia pria che non avesse sottoscritta per la seconda volta la rinunzia al Principato, col solo vantaggio della promessa di retribuirgli annualmente mille ongari. Ciò fatto, ritornò per poco alla sua Chiesa; indi, provedutala di ministri leali e capaci, stimò più sicuro di ricoverarsi in Nicolsburg, castello della sua famiglia, nella Moravia, recandovi quel più che potè, e le scritture migliori sottratte alla mano violenta di Federico. Giunto nella sua patria, ritrattò subito tutte le promesse e convenzioni fatte col duca, siccome estorte per vim et metum cadentem in constantem virum, e così quelle che fece coi cittadini di Trento; ammonì il clero, e i feudatarii ed il popolo del Principato a non ubbidire al duca in conto alcuno, sotto le pene di fellonia e di confiscazione dei beni; e dichiarò finalmente che il castello di Nicolsburg, per molte e gravi ragioni, era divenuto la sede sua vescovile, ove intendeva di fare ad ognuno giustizia e d’adempire agli obblighi dell’episcopale suo ministero, rivocando l’autorità già concessa al di lui vicario generale, perchè riconosciuto parziale del duca. Vedendo poi che tutte le sue cautele nulla giovavano contro l’ostinazione del duca, ricorse all’intercessione di Sigismondo re dei Romani. Questi, per garantire il nostro vescovo da nuovi insulti, nel 1412 con cesareo