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le più solide fondamenta al suo dominio nel continente. Perduta Brescia e Verona, non poteva la reggente Caterina Visconti più mantenere il possesso di Riva, con cui non aveva comunicazione. Il vescovo nostro corse anch’egli a ricuperare la Riviera Trentina e la parte del lago di Garda alla sua Chiesa spettante, e l’ottenne in quest’anno 14051.
Ma di gravi calamità gli doveva esser fecondo un principe suo vicino, Federico d’Austria, entrato di fresco al possesso della Contea del Tirolo. Questi, invogliatosi di dilatare il suo dominio nel Principato di Trento, di cui era avvocato, si fece scudo dei patti strappati dai suoi maggiori ai vescovi antecedenti, e giunse ben presto a segno di moderare a suo talento ogni cosa dentro e fuori del Vescovato. Già nel febbrajo del 1407, col pretesto di sedare le commozioni della città di Trento, da lui a bello studio suscitata, costrinse il vescovo Giorgio a confermare il nuovo Statuto, pregiudicevole alla sua autorità; e a venir seco a concessioni ancor più gravose che non erano quelle riferite del 1399. Queste concessioni e le cortesi imbasciate e le umili rimostranze de’ suoi diritti, nulla giovarono al nostro vescovo. A qual segno di superiorità sopra il Trentino fosse giunta la potenza di Federico, ce lo dimostra l’ordine rigoroso dato da lui ad ambidue i cleri delle Chiese di Trento e di Bressanone, di non contribuire alcun caritativo sussidio agli esattori di Gregorio XII, tacciandolo di estorsione, sotto pena della
- ↑ Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 42.