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ditori pel mantenimento delle mura, delle piazze, dei ponti, delle vie e delle case1.
Nel 1404, il vescovo Giorgio accordò generosamente ai fratelli Vinciguerra ed Antonio d’Arco la facoltà di riedificare il castello di Spineto nelle Giudicarie, feudo di quella casa, il quale era stato recentemente demolito dalle genti del vescovo nella guerra che per cause a noi ignote i suddetti fratelli gli mossero2. Nel maggio del medesimo anno fu conchiuso in Riva un accomodamento tra Francesco da Carrara, signore di Padova, e il vescovo nostro, per la liberazione di Siccone da Caldonazzo, che era stato dal vescovo, per le sue iniquità, tenuto da varii mesi prigione3. Il vescovo Giorgio nel suddetto anno ebbe il contento di veder ritornare nel grembo della Chiesa di Trento la Comunità di Tignale, che per anni 55 aveva ubbidito ad altro padrone. Il popolo di Tignale fu in epoca a noi più vicina levato per la seconda volta dalla sudditanza della Chiesa di Trento, che oggidì riconosce nel solo spirituale; rimanendo nel temporale soggetto alla Repubblica di Venezia4. E qui non sarà fuori di luogo l’accennare alle influenze politiche che subirono in quel torno di tempo alcuni paesi più meridionali del Principato Trentino. Estinta nel 1375 in Cansignorio la linea legittima degli Scaligeri, su-