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dopo la festa della Natività del Signore, il vescovo Giorgio dovette anch’egli piegarsi a giurare col suo Capitolo il patto pregiudicevolissimo stipulato nel 1365 fra il vescovo Alberto di Ortenburg, e i duchi e conti del Tirolo, Alberto e Leopoldo, e confessare l’obbligo che gli incombeva di rinnovarlo al suo ingresso nel Vescovato, se non gli fossero state graziosamente concesse reiterate dilazioni1.
Nel 1401, riuscendo assai gravosa alla Camera vescovile la custodia della città di Trento, situata nei confini della Lombardia, il vescovo Giorgio ottenne da Roberto re dei Romani, mentre ritrovavasi in Trento, la facoltà di esigere perpetuamente il pedagio dai forestieri che entrassero nella detta città, tassato in tre carantani per ogni persona a cavallo, e in uno per ogni pedestre, a riserva delle sublimi autorità ecclesiastiche, dei religiosi e dei miserabili2.
Nel 1402, il vescovo nostro confermò un’aggiunta agli Statuti della città di Trento3, e la Carta di Regola della Comunità di Fondo nell’Anaunia4.
Nel 1403, il vescovo Giorgio dichiarò immuni e liberi i canonici della sua Cattedrale da qualunque contribuzione per fabbrica di nuovi edificii ο per riparazione di vecchi nella città di Trento; come pure da ogni colletta che venisse imposta dai pubblici Provve-