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che soffrì il Capitolo, specialmente dal Dominio Tirolese, non rimase altro rimedio che di scemare il numero dei canonici, e, di ventisette che erano, ridurli a diciotto. Perciò, l’anno 1396, il vescovo Giorgio, di consiglio e consenso di tutto il corpo capitolare, fece l’atto della suddetta riduzione, assegnando alla massa comune le rendite delle nove estinte prebende, da essere egualmente divise tra i residenti, ed impiegate negli occorrenti bisogni capitolari. E dubitandosi della validità di tal soppressione l’anno seguente, i canonici impetrarono la pontificia conferma, che loro spediva in ampia forma il papa Bonifacio IX1.
In detto anno 1396, il vescovo Giorgio assolse, causa cognita, gli uomini delle pievi di Cles e di S. Zeno dalla costruzione d’un ponte detto Carrara, alla quale erano stati obbligati da Matteo di Sporo, vicario vescovile nelle valli di Annone e Sole; e loro spediva su di ciò il diploma di privilegio perpetuo2.
Nel 1398, il pontefice Bonifacio IX confermava con sua bolla la incorporazione della parocchia di Marlinga al Convento degli Agostiniani in Augia (Gries) già concessa, come vedemmo, dal vescovo nostro3.
Nel 1399, il vescovo Giorgio concesse ai nobili della città di Trento e a quelli della pieve di Lomaso nelle Giudicarie la esenzione dai pubblici servigi e dalle collette e imposte prediali4. In questo stesso anno,