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a Celvare, dopo aver lasciata nell’invaso borgo qualche cavalleria e pochi pedoni mandatigli dal Carrarese. Partito che fu il dinasta, il presidio, scorgendo di non poter lungamente diffendere il forte, per avere guasta la torre dalle bombarde, capitolò la resa del borgo con tutte le munizioni al Cortesia, salva la roba e la vita. Il nemico, pensando che il conservare l’acquistato gli dovesse riuscire più dannoso che utile, saccheggiò il paese, spianò la torre e le case dai fondamenti, e di là portatosi nelle altre ville già dipendenti da Sicco, senza perdonare ad alcuna, le devastò ed incendiò. Fece poscia lo stesso in Folgaria e nelle terre di Marcabruno di Beseno, che, contro le promesse date al Signor della Scala, aveva seguite le parti di Sicco; e li 30 di agosto l’esercito dello Scaligero ripatriò carico di prede1.

Nel 1387, il Capitolo, senza l’intervento dell’autorità vescovile, formò un suo Statuto addizionale al vecchio, consistente in tre decreti da essere perpetuamente osservati. Col primo proibisce ogni permuta dei beni capitolari e beneficiali; col secondo provvede all’assenza dei cappellani della Cattedrale colla privazione dei beneficii, in caso di mancanza di tre giorni, senza licenza; il che regger non può, nè si sa qual forza si abbia. Coll’ultimo si levò dalla massa certa porzione, che venne assegnata alle distribuzioni canonicali2.

  1. Confortus Pulex in Annal. Vicent. ( Rerum Ital. Script. Τ. XIII, pag. 1256 e 1262.)
  2. Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 108.