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nostro, ad istanza di Federico notaro e massaro del vescovo nella giurisdizione di Pergine, comandò ai sindaci e gastaldioni di quel luogo, che fra dieci giorni dovessero aver pagata la colletta vescovile in buona moneta; ingiungendo al cursore d’intimare questa risoluzione al notaro Bonio, sindaco di tutta la pieve di Pergine e ai gastaldioni e agli ufficiali di essa, che erano Federico da Casalino, Matteo Sartori del borgo di Pergine, ser Giovannino da Serso, Osvaldo di Roveredo e Sornelli di Vignola; il che conferma, che la suddetta giurisdizione era allora nelle mani del Vescovo1.

Nel 1379, il vescovo Alberto, avendo scoperto che le comunità di Ossana e di Malè nella Valle di Sole si lagnavano perchè si esigessero a pro’ della sua Camera certe rendite ricuperate, dell’ufficio detto Larziprevedana, in virtù del quale si corrispondeva ogni sette anni uno stajo di segala per ogni foco, per ogni molino e per altri edificii d’acqua, graziosamente li assolse da tale obbligo, sua vita durante2. In questo stesso anno fu eretta solenne convenzione tra il vescovo Alberto e Bartolomeo ed Antonio signori della Scala, tendente a tener purgato il paese dai malviventi; colla quale una parte si obbligava coll’altra di consegnarsi vicendevolmente i rei di pena corporale, profughi nei rispettivi territorii3.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. VI, fol. 182.
  2. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 168.
  3. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 184.