Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 258 — |
accidenti, fu tra il vescovo nostro e Sicco di Castelnuovo conchiuso il secondo, con cui si conferma e rinnova il primo nel medesimo duca Leopoldo, colla prorogazione del termine sino alla festa della Risurrezione del Nostro Signore, e così anche della tregua 1. Nell’anno suddetto, essendo la giurisdizione di Pergine oppignorata al Vescovato per la somma di quindicimila fiorini, così veniva retta e governata a nome di esso. I Perginesi portarono a Leopoldo, duca d’Austria e Conte del Tirolo, molte querele contro il vescovo Alberto, quasichè esso e la città di Trento li aggravassero oltre il dovere e il consueto. Il duca li pigliò in protezione, e rilasciò un ordine a Federico di Greifenstein, suo capitano in Pergine, onde procurasse con tutta la forza di mantenere e diffendere i Perginesi nei loro diritti e nelle buone consuetudini riguardanti sì la giudicatura come la monetaria2. Il dì penultimo di ottobre di quest’anno, Bartolomeo ed Antonio della Scala, signori di Verona e di Vicenza, vicarii imperiali, spedirono la conferma dei loro privilegi ai Rivani, in quel tempo loro sudditi, in virtù della cessione pignoratizia fatta ad essi Scaligeri dal vescovo nostro Giovanni III3.
Nel 1377, Giovanni Salgardo di Feltre, vicario e giudice della Curia di Trento e delle gastaldie di Pergine, che appartengono al distretto di Trento, sedendo pro tribunali per Alberto conte di Ortenburg, vescovo