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l’accesso. Checchè ne sia, appellatasi la causa, nel seguente anno la Curia Romana spiccò il decreto di sequestro dei frutti parochiali, e negli anni 1370 e 1371 altre due sentenze confirmatorie della prima, ma senza effetto1. Del febbrajo 1368 si ritrova una locazione perpetua d’una casa in Trento nella contrada di Borgonuovo, spedita dal procuratore del vescovo Alberto a ser Antonio di Geremia di Matarello2.

Nell’aprile del 1369, essendo stati confiscali i feudi, che dalla Chiesa di Trento riconosceva Corrado di Guglielmo di Castelnuovo, cittadino di Trento, a motivo della di lui ribellione e delle offese recate in varie guise a essa Chiesa, e dell’usurpazione delle decime di Cavedine e di Calavino, il vescovo Alberto, in rimunerazione della fedeltà e dei servigi singolari così a sè come alla sua Chiesa in varii incontri prestati da Pietro di Madruzzo e dai fratelli Jacopino e Vocheso di Jorio di Madruzzo, investì a titolo di feudo per sè ed eredi d’ambo i sessi il suddetto Pietro, e per sè e figli maschi solamente Jacopino e Vocheso, della castellania di Castel Madruzzo e di Lasino, d’un’altra nelle pertinenze di Cavedine, d’una chiusura nel tenere della villa di Madruzzo e d’una pezza di terra vignata in Calavino, come non meno dei beni che esso Corrado possedeva nel tempo che si ribellò, allorchè si fece lecito di occupare l’antedetto castello di Madruzzo3.

  1. Miscellanea Alberti, Τ. V, fol. 164, 165, 171.
  2. Miscell. Alberti, T. VI, fol. 162.
  3. Miscell. Alberti, Τ. VI, fol. 192.