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Nel 1367, mentre il vescovo Alberto era in Aquileia presso quel metropolitano per affari della sua Chiesa, commise ad Udalrico decano e a Francesco di Parma canonico di mettere in possesso dell’ufficio vacato della scolasteria nella sua Cattedrale un Enrico Westfal chierico di Hildesheim, investendolo coll’anello suo vescovile1. Il detto ufficio anco presentemente viene conferito dal vescovo, ma a’ soli canonici. In questo medesimo anno, il vescovo Alberto, per 110 ducati d’oro, fece acquisto da ser Baldassare di ser Gasparo di Trento d’una casa con cortile, posta nella città di Trento, nella contrada dei Capellani, ossia del fonte di S. Martino; della quale, mediante procuratore, nello stesso giorno, 24 dicembre, prese il possesso2. Nel suddetto anno uscì nella Curia Romana sentenza favorevole al Capitolo di Trento, riguardo alla pieve di Caldaro, per pochi anni da esso goduta in pace, dopo la espulsione rammentata di Enrico di Rottenburg, violento usurpatore. Con essa sentenza Corrado, figlio di Guglielmo di Wolensteten, che vi si era intruso, spalleggiato dal vescovo Alberto, fu obbligato di restituire ai canonici essa pieve coi frutti percetti. Leggesi pure in quella sentenza (il che è rimarchevole, nè può combinarsi colla verità del fatto) qualmente il vescovo Alberto e il suddetto Corrado, nel tempo della citazione, si ritrovassero in parti assai rimote dal Vescovato, ed abitassero in certe fortezze, alle quali non fosse sicuro