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barco, dei feudi posseduti dalla loro famiglia, non ostante la libera dimissione di quelli, fatta nel 1338 e 1340 nelle mani del vescovo Nicolò, suo predecessore1.
Passato a miglior vita il duca Rodolfo d’Austria, conte del Titolo, il vescovo Alberto fece coi suoi fratelli e successori nella Contea, Alberto e Leopoldo, nel 1365, un’altra convenzione, avvalorata dal consenso capitolare, e non meno pesante e pregiudicevole della prima, stipulata col duca defunto. In questa, oltre la ripetizione dei capitoli dell’antecedente, si estende il nostro vescovo a dichiarare con espressioni enfatiche, che egli riceve dalla cortesia dei duchi d’Austria la città di Trento e le signorie che compongono il Principato, obbligando sè e i successori di assistere perpetuamente i Conti del Tirolo con tutta la forza di fanti e cavalli, e di difendere la loro Contea a proprie sue spese, entro e fuori i confini di essa, contento della moderata paga, solita darsi alle milizie ausiliarie. Oltre di ciò concede loro il jus aperturæ nella propria città e nelle fortezze, colla promessa di non introdurre soldati di estrania nazione al presidio delle medesime2. Del mese di dicembre di questo anno è la conferma degli statuti di Mezzana, Runzo e Menasio, spedita dal vescovo Alberto ai popoli della Valle di Sole3. E nello stesso mese ed anno, il vescovo nostro investiva Antonio di Castelbarco di tutti i feudi, che il di lui