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di Pergine, il castello di Stenico, la rocca di Breguzzo, il vicariato delle Giudicarie, della valle di Ledro, della pieve di Tenno e della metà della pieve di Banale verso Castelmarino, acciò le garantisse da ogni pericolo di usurpazione. Gli affidarono inoltre, sede vacante, la custodia del Castello del Buon Consiglio, coll’ingiunzione di rimetterlo senza ritardo nelle mani del vescovo e principe che fosse eletto. Procurarono anche di redimere il castello di Tenno da Alemanno di Buina, sospetto di tradimento, che n’era capitano pignoratizio, mediante lo sborso a lui fatto di 272 ducati d’oro, pei quali era stato impegnato; e poscia lo consegnarono per l’istesso prezzo a Giovanni dei Bellenzani, cittadino di Trento, perchè a nome della Chiesa lo possedesse, e dovesse restituirlo ad ogni cenno capitolare ο del vescovo, rintegrato che fosse del prezzo esposto; obbligandolo intanto a rendere minuto conto delle condanne, e a contentarsi dell’annuo onorario di 2400 lire trentine1.

Fatte queste ed altre ottime disposizioni dal Capitolo della cattedrale di Trento, papa Clemente VI non tardò molto a dare alla nostra Chiesa un nuovo e degno pastore, che fu Giovanni III di Pistoia, confermato dal Romano Pontefice li 28 ottobre dell’anno medesimo 1348.

Continuavano le vessazioni usate da varii anni alla Chiesa di Trento da Lodovico marchese di Brandenburgo; il quale costituiva vicario suo e custode

  1. Miscellanea Alberti, T. III, fol. 123-127.