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stess’anno, colle quote inesatte e da esigersi pei successivi due anni. Il papa acconsentì alla preghiera con una bolla, nella quale chiama il brandenburghese nemico di Dio, persecutore della sua Chiesa, ed eretico per sentenza già dichiarato1.
Nel mese di febbrajo 1347, Carlo re di Boemia, partito dal regno sotto mentito abito di peregrino, pervenne in Trento, dove lo invitavano alcuni cittadini e foresi stipendiati da Luchino Visconti, che gli dava speranza di ottenere il dominio della città contro l’imperatore Lodovico il bavaro, suo rivale. Ma, non ostanti le genti d’arme a cavallo ed a piedi che in essa vi aveano raccolte per favorirlo il Visconte, lo Scaligero e i signori di Mantova, la speranza andò a vuoto. Narra bensì la cronaca che il giorno dell’Oliva, 27 marzo, dopo essere stato dalla Chiesa pronunciato imperator dei Romani, abbia in Trento, fatta celebrare la santa messa, alla quale assistette vestito del manto imperiale, colla verga d’oro e la palla rotonda nelle mani; indi cavalcasse per le vie principali della città. Racconta inoltre la stessa cronaca, che li 24 di giugno di questo medesimo anno, arrivò sotto le mura di Trento il vescovo di Coira alla testa di 1500 militi stipendiati da Carlo imperatore, in soccorso dei castelli assediati dal marchese di Brandenburgo; il quale, approfittando d’una buia notte li sorprese nel sonno, e tutti rimasero ο morti ο prigioni, senza poter fare la minima resistenza2.