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gran numero di soldati a cavallo ed a piedi, onde fosse in istato di sventare le mire dei due principi, nemici della Chiesa di Trento, opponendosi validamente al loro ingresso. Mastino della Scala, di ciò informato, conchiuse tosto una tregua coi Mantovani, coi quali era in rotta, e mandò in ajuto un grosso stuolo di armati a Sicco di Caldonazzo e ai signori di Castelbarco, suoi alleati1. Il vescovo nostro cominciò a far uso dei ricevuti soccorsi a pro’ di Enghelmaro di Villanders, vicario imperiale in Feltre e in Belluno, contro di Sicco, che pretendeva di levargli tal carica. Sicco fu fatto prigione in Bolgiano; e riebbe la sua libertà per interposizione di Jacopo da Carrara, che procurò la pace a condizione che Sicco pagasse seimila fiorini ad Enghelmaro e a lui cedesse la Chiusa, e il Covelo al Carrarese2.
Intanto Lodovico, marchese di Brandenburgo e conte del Tirolo, calcando le orme dei due Mainardi, assaliva di repente il Principato di Trento e ne soggiogava i luoghi più esposti. Il nostro prelato non si smarrì d’animo, ma si preparò a fargli fronte, assoldando mercenarii e presidiando fortezze. A quest’uopo contrasse molti debiti e ipotecò parecchie rendite della sua Camera vescovile. Ricorse contemporaneamente al pontefice Clemente VI, supplicandolo a voler permettergli di convertire in uso e difesa del Vescovato i proventi della decima papale dal febbrajo all’ottobre dello